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Confcommercio su vendite al dettaglio: male i piccoli negozi, bene discount e commercio elettronico

Il dato delle vendite di maggio ha evidenziato un andamento peggiore delle attese (-0,3% per ICC l’Indicatore dei Consumi di Confcommercio) con una flessione dello 0,7% in termini congiunturali. Se si esclude gennaio, la prima parte del 2019 ha mostrato tutte le fragilità che caratterizzano la domanda delle famiglie, stagnante nel confronto annuo e in calo rispetto all’ultima parte del 2018. E’ il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi.

La tendenza al ridimensionamento – continua – ha interessato, nell’ultimo mese, quasi tutte le tipologie distributive, con le consuete eccezioni dei discount e del commercio elettronico. Per le imprese più piccole il calo tendenziale si avvicina al 5% in valore, un campanello d’allarme per una parte significativa del tessuto produttivo, su cui può avere influito negativamente una condizione climatica sfavorevole agli acquisti, in particolare per l’abbigliamento estivo. A questo proposito, anche un eventuale buon andamento dell’attuale stagione dei saldi, che comunque non sembra esserci dalle prime rilevazioni, difficilmente potrà consentire il pieno recupero delle perdite pregresse.


Dati ancora più preoccupanti se si agganciano al ventilato aumento delle aliquote Iva che rischia di riguardare anche beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie. La spesa alimentare – conclude la Coldiretti – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 244 miliardi ed è quindi un sensore attendibile della situazione in cui si trovano gli italiani”.

Ancora una volta – conclude la nota – non è di alcun conforto rilevare come il depresso andamento generale dei consumi sia connotazione comune a molte delle grandi economie europee.

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