E’ da un po’ di tempo che si parla di rivitalizzare il centro storico di Pesaro, di ridare linfa vitale al cuore pulsante della nostra città, di illuminare finalmente le buie serate nelle sue vie centrali e nelle sue piazzette.
“Rivitalizzare” è un verbo strano, può dire tutto o dire nulla.
Ridare vita ha mille sfaccettature, si possono usare metodi e modi diversi, ma anche ottenere risultati contrapposti.
Esistono le manifestazioni itineranti, quelle stanziali, le ludiche, le culturali, quelle di promozione del territorio, le agro alimentari, quelle legate al mondo dell’antiquariato e degli hobbies, ossia ne esistono per tutti i gusti, ma non tutte rivitalizzano, né tantomeno sono adeguate al contesto in cui sono state organizzate.
E’ proprio questo il problema che sta suscitando polemiche e critiche giustificate.
Non necessariamente le bancarelle o gli stand vanno di pari passo con la rivitalizzazione del centro storico, anzi diciamo che l’effetto che producono è proprio l’opposto.
Alcune manifestazioni non ha più senso farle nella Piazza de Popolo, nel punto nevralgico della nostra città. E’ ora di finirla con stand che vendono frutta e verdura o prodotti alimentari di altre regioni italiane. Questa opinione non vuole essere una critica nei confronti di questi produttori, anzi peroriamo l’opportunità di svolgere questi pseudo mercati alimentari temporanei, ma non nella piazza centrale di Pesaro.
Dobbiamo innalzare il livello di qualità di tali manifestazioni, contestualizzandole alla storicità del nostro centro. Allora si che potremo parlare di rivitalizzazione.
Continuare, week end dopo week end, a riempire la Piazza di stand disarmonici, non ce ne voglia la nostra Amministrazione, è indice di pochezza organizzativa e di poca lungimiranza attrattiva, quasi sinonimo di provincialismo.
Non crediamo che siano queste manifestazioni quelle che renderanno attrattivo, rivitalizzato e vivo il nostro centro storico.
Per essere più precisi noi siamo più propensi a godere la vitalità di una mezzanotte bianca per i bambini che veder vendere il cavolfiore, il pecorino o il cannolo siciliano davanti al nostro Palazzo Ducale.
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