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CASELLI E L’ORGOGLIO ANTIMAFIA: «NON PREMIATE ME MA LA SQUADRA»

Al Magistrato la targa Antiracket di Confcommercio: «Uniti si vince»

E’ stato un Giancarlo Caselli “segreto” quello che si è svelato ieri mattina alla folta platea che ha riempito la Sala Convegni di Confcommercio per celebrare i “Maestri del Commercio” unitamente alla consegna del “Premio Antiracket-Targa della solidarietà”. Ha mostrato il volto umano della lotta alla criminalità, il magistrato che dal 1967 si è occupato prima di tutte le inchieste per fatti di terrorismo commessi da Brigate Rosse e Prima Linea e poi, dopo le stragi di mafia che avevano causato la morte di Giovanni Flacone e Paolo Borsellino (1992), ha chiesto di essere trasferito come Procuratore della Repubblica al tribunale di Palermo, dove fino al 1999 ha ottenuto significativi risultati quali l’arresto di Totò Riina, Leoluca Bagarella, Giovanni e Enzo Brusca e decine di altri super-latitanti per concluderla sua carriera (il 28 dicembre 2013) come Procuratore Capo della Repubblica di Torino.
«Sono davvero orgoglioso di ricevere questo riconoscimento – ha detto Caselli – Questa mia non è una clausola di stile ma un ringraziamento che sento profondamente di fare a chi mi ha onorato di questo Premio Antiracket e della solidarietà che oltrepassa la mia persona e va alla squadra. Vorrei infatti considerarlo non tanto a me ma al lavoro svolto e a tutti quelli che cooperano con me hanno premesso di svolgere: i colleghi magistrati, il personale amministrativo che è decisivo perché questa macchina che perde i colpi possa tirare avanti e le forze dell’ordine. Solo insieme si può fare argine contro l’ostracismo mafioso». Ha inevitabilmente parlato di legalità, Caselli. Ma ancor più del valore del sacrificio personale in virtù di quel vantaggio offerto alla democrazia che è il rispetto delle regole: «Perché senza regole non c’è partita e vincono sempre io soliti- ha detto – La legalità conviene a tutti. Perché in Italia il budget della corruzione è di 60 miliardi l’anno, mille euro l’anno pro capite. Risorse che se tradotte in servizi potrebbero migliorare la vita delle persone».
Poi ha posto l’attenzione sulle perdite personali che si incassano per amore della giustizia sociale. «Quando ero a Palermo mi è nato un nipotino. Io sono un uomo di pace ma vi assicuro che ho avuto sentimenti di rancore nei confronti dell’altro nonno che aveva montato un seggiolino sulla sua bicicletta per portare il nostro nipotino a spasso. E’ stata concorrenza sleale». Applausi e ilarità in sala tra tutte le autorità civile e militari presenti, i dirigenti di 50&Più e tutta la Confcommercio compreso il vice presidente Renato Borghi e i 32 premiati con le aquile d’argento, d’oro e di diamante per i 25, i 40 e i 50 anni di attività.

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