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Commercio nei paesi, tre richieste alla Regione

Commercio nei paesi, tre richieste alla Regione Blocco alle autorizzazioni per la grande distribuzione nei comuni sotto i 15mila

Il commercio nelle Marche consta di 35.839 imprese al 30 novembre 2018, di cui 8.263 in provincia di Pesaro e Urbino. Nel corso degli ultimi anni vi è stata una costante diminuzione del numero delle imprese e conseguentemente dei lavoratori occupati. I dati al 31 dicembre 2017 erano questi: Marche 36.608 (+ 769 imprese) Pesaro e Urbino 8.471(+ 208). «E pauroso andare in questi giorni in alcuni paesi sulle colline della nostra provincia - spiega il direttore Confcommercio Pesaro e Urbino/Marche Nord, Amerigo Varotti - Dormitori, deserti, senza vita, inutili anche per il turismo... La chiusura di tante attività commerciali che ha determinato e sta creando preoccupanti fenomeni di desertificazione dei cenni storici è dovuta a molti fattori: la crisi economica e il calo dei consumi conseguente, la presenza insopportabile della grande distribuzione, l'e-commerce, l'aumento di tributi e tasse locali, il caro affitti soprattutto nei centri storici». Contemporaneamente nel settore "alloggio e ristorazione" nella nostra regione al 30 novembre 2018 c'erano 9.793 imprese (erano 9.748 al 31 dicembre 2017), nella provincia di Pesaro e Urbino 2.555 (erano 2.531). «Il settore commercio è strategico perla nostra regione, anche dal punto di vista sociale e turistico». Le imprese commerciali rappresentano il 24% del totale delle imprese (commercio, servizi e turismo il 53%), commercio, servizi e turismo garantiscono nelle Marche il 61,4% della occupazione. «È necessario un forte intervento di sostegno al commercio da parte della Regione che deve muoversi, per noi, su tre direttrici: blocco delle autorizzazioni per la grande distribuzione commerciale e per le medie strutture nei Comuni sotto i 15.000 abitanti, fondi per la riqualificazione delle strutture commerciali e per interventi di animazione, accoglienza e marketing da realizzarsi nei centri storici o nei quartieri con le Associazioni dei commercianti e sostenere le botteghe di vicinato con sgravi fiscali per abbattere il "caro affitti". Un abbattimento del canone peri negozi di vicinato (che non danneggi la proprietà) è la carta vincente (limitata, però a piccoli negozi di vicinato con non più di 5-8 dipendenti). Anche in Emilia Romagna la Regione sta studiando un provvedimento analogo».

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