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Confcommercio, il futuro dopo l’ex-zuccherificio

Al rilancio di Fano non può bastare, se vuole essere fondato, «una variante ed un capannone». Confcommercio mette una pietra sopra il più recente progetto riguardante l’ex-zuccherificio, appena bocciato dal Consiglio Comunale, e chiede che l’Amministrazione locale investa «innanzitutto su forti scelte turistiche che valorizzino e riqualifichino l’esistente». Le associazioni dei commercianti e gli operatori del centro storico hanno condotto una battaglia sistematica e instancabile contro gli spazi vendita previsti dalla variante («subendo a suo tempo l’ostracismo dell’assessore Alberto Santorelli e dell’ex sindaco Aguzzi»), mentre non è un mistero, per esempio, che il progetto sull’ex-zuccherificio piacesse agli artigiani. Dopo che è stato bocciato sulla linea d’arrivo, i negozianti e i loro rappresentati hanno tirato un sospiro di sollievo. Resta da capire che cosa si intenda fare di quell’area. L’altro ieri, sempre per rimanere in tema di esempi, Fausto Baldarelli Cna ha sposato l’idea del polo logistico, partecipando all’incontro organizzato dal comitato pro Pietro Marcolini.
«La variante sull’ex-zuccherificio – prosegue la nota di Confcommercio – ha rappresentato per anni l’incubo della città, che eredita un Piano Regolatore con altri 120.000 metri quadri di nuovo commercio. Oggi però, le uniche certezze di ripresa sono affidate a un turismo consapevole della propria cultura e a un commercio che lo qualifichi. La bocciatura della variante è la coerente scelta di un’Amministrazione comunale e del sindaco Massimo Seri, che di fronte a poteri forti della città tra banche, Fonazioni e costruttori, ha trovato il coraggio di imporre un metodo e una visione nuovi della città e della sua economia. Il coraggio che non è mancato alla maggioranza. Sotto la pressione di un risarcimento per eventuali responsabilità derivanti dal voto contrario, ha dimostrato grande correttezza e senso civico. I voti della minoranza favorevoli alla variante non sono sbagliati, ma rappresentano un refuso politico quasi nostalgico e crepuscolare di una Fano dei capannoni e di un capitalismo del cemento armato ormai al tramonto. Il voto contrario di Santorelli, oggi in minoranza, più che un saggio ravvedimento ha il sapore di ripicche ossessive in seno a una “Fano da bere” che non c’è più».

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