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E parte dalla Valmarecchia la crociata contro i maxicentri

«L'Angolo della Strada Vecchia, il rinomato e storico negozio di alimentari di Novafeltria con la fine dell'anno 2014 ha cessato la propria attività. Il negozio di Via Saffi ("la strada vecchia" per i novafeltresi) prospiciente la centralissima Piazza Vittorio Emanuele II, era l'unico negozio di alimentari nel Centro storico di Novafeltria (l'altro, quello di Cangini, é appena fuori dalla delimitazione urbanistica del Centro Storico) che era sopravvissuto alla moria di esercizi commerciali degli ultimi anni».
Ma questa attività - specifica Amerigo Varotti, Direttore Generale Confcommercio Pesaro e Urbino e Alta Val Marecchia - non chiude a causa della crisi, delle tasse o della grande distribuzione ma per motivi familiari e immobiliari. Ciò non di meno quelle vetrine buie e spente lasciano un vuoto incolmabile in chi è nato e vive a Novafeltria da molti decenni. «Perché l’Angolo della Strada Vecchia – dice ancora Varotti – era un negozio storico: era la bottega di Pio Vendemini e della Signora dora (i suoi panini o la spianata con la mortadella mi sembra ancora di assaporarli!) poi passato alla gestione della figlia Anna e quindi della nipote Micaela Bucci le quali avevano aggiunto agli alimentari la pasta fresca ed i prodotti gastronomici di qualità. Ma questi avvenimento ci consente di fare alcune riflessioni (ed alcune proposte) sul commercio nel Centro Storico di Novafeltria (ed in generale per tutti i centri storici). Sono tante, troppe, le vetrine spente; tanti i negozi e le botteghe artigiane che hanno chiuso negli ultimi anni (ed altri si preannunciano). Certo la colpa è della crisi economica che ha determinato una pesante flessione dei consumi e del peso enorme ed insostenibile delle tasse che impediscono, in Italia, un corretto e proficuo svolgimento di qualsiasi attività economica. Ma la colpa è anche – grida Varotti – delle scelte scellerate di quegli amministratori locali che hanno consentito e favorito la nascita di tanti, troppi, ipermercati, centri commerciali che hanno ammazzato i nostri Centri Storici. Un Paese, una Città senza negozi muore. In attesa del ravvedimento dei consumatori che smetteranno prima o poi di andare a comprare in quei mostri insostenibili di cemento o che questi chiudano (perché dopo aver ammazzato le botteghe ora inevitabilmente si stanno facendo guerra tra di loro come dimostrano le oltre 118 chiusure di ipermercati e supermercati in Italia negli ultimi 5 anni), qualcosa si può e si deve fare per rivitalizzare il commercio e i nostri Paesi» In attesa di una riforma fiscale seria con una drastica riduzione del peso fiscale, la proposta di Confcommercio per Novafeltria (e non solo), secondo Varotti è semplice:
1. Il comune a costo zero per le casse comunali deve incentivare la nascita di nuove attività commerciali e botteghe artigiane rinunciando per tre anni alle tasse locali;
2. Per le attività già esistenti nel centro storico (per non farle chiudere) riduzione per un triennio del 50% delle tasse locali;
3. Incentivare la locazione di locali commerciali a canone “equo” nel Centro storico con una penalizzazione della tassazione per i locali sfitti da almeno due anni;
4. Stanziamento nel bilancio comunale (e con il contributo della Camera di Commercio) di un fondo rotativo per favorire l’accesso al credito (a costi agevolati) da parte delle piccole imprese con il supporto dei Confidi “107”;
5. Forte rifinanziamento della Legge regionale n° 41/97 per i “Centri Commerciali Naturali” e quindi per progetti pubblico/privato di rilancio e ammodernamento dei negozi nel Centro storico o nelle vie commerciali del Paese che prevede contributi a fondo perduto fino a 50% e contestuali interventi di arredo urbano ed abbellimento del paese (che ne avrebbe tanto bisogno)= da parte del Comune.

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