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Licenze ai bagnini per cucinare in spiaggia: Ristoratori pronti allo Sciopero della Forchetta

Protesta infuocata, assemblea alla Confcommercio, Varotti «indecente»

Lo sciopero delle forchette è pronto. I ristoratori e i gestori dei pubblici esercizi scenderanno in piazza se il Comune andrà avanti, come ha spiegato ieri il direttore della Confcommercio Amerigo Varotti in una infuocata assemblea «con l’intenzione di allargare le licenze di somministrazione cibi e bevande a tutti gli stabilimenti balneari». Finora ce l’hanno in dodici. Potrebbero diventare più di sessanta. Una ipotesi, secondo i i ristoratori, funesta e fuorilegge: «Il punto è proprio questo – ha tuonato Varotti di fronte alla sala piena di esercenti – ovvero la illegalità della indecente proposta del Comune: vedremo nuovi terrazzini e cemento in spiaggia, vedremo gente che si improvviserà nel mestiere di somministrare bevande senza controlli mentre chi, come i ristoratori, paga tasse su tasse ed è in regola sarà costretto a chiudere. E poi i bagnini potranno dare da mangiare e da bere anche quando hanno chiuso lo stabilimento? E potranno anche affittare l’azienda ad altri per quell’uso? La posta è alta e siamo decisi a tutto. Se il Comune va avanti portiamo in piazza i ristoratori e gli esercenti dei pubblici esercizi». Varotti mantiene una fessura aperta. «Siamo disposti a discutere, ma senza demagogia. Le regole non devono osservarle solo i ristoratori ma tutti, specie in un momento drammatico come questo». Regole ha ricordato Marco Arzeni segretario pubblici esercizi e associazione ristoratori Confcommercio, «importantissime: il regolamento sulle norme igienico sanitarie è stato messo nel cassetto dalla nostra amministrazione comunale. Ora abbiamo capito perché. Perché se l’avesse approvato, nessuno stabilimento balneare, oltre a quelli già in possesso di regolare permesso, potrebbe somministrare vini e cibi». Secondo il presidente dell’Associazione Ristoratori, Mario Di Remigio, la battaglia si gioca ad armi impari: «Io mantengo 12 dipendenti all’anno a tempo indeterminato e verso un mare di tasse. Mi piacerebbe che anche chiunque altro somministra cibi e bevande pagasse come me».
Quindi una stoccata alla delibera del sindaco che ha allungato la stagione turistica: «Demagogia – ha incalzato Varotti – vuota demagogia. Sarebbe meglio investire i soldi della tassa di soggiorno, che sono molti, per creare eventi seri che attraggono turisti o per migliorare l’accoglienza. Altroché feste della birra ceca a Baia Flaminia. Cosa centra la birra ceca e altre iniziative fuori luogo? Hanno mai pensato, ad esempio, di fare una festa delle birre artigianali che valorizzi il territori? Le sagre e le feste vanno fatte come a Cagli, coinvolgendo i ristoratori i professionisti, non ignorando e penalizzandoli».

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