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Locali “travestiti” da circoli, Varotti scrive alla Finanza

La soglia di tolleranza ora è stata superata. La Confcommercio dichiara guerra ai circoli. E lo fa con una lettera firmata diretta al comandante della Guardia di finanza Antonino Raimondo. Ieri pomeriggio il direttore della Confcommercio Amerigo Varotti l’ha scritta di getto assieme al segretario comunale Davide Ippaso e il responsabile Fipe Marco Arzeni. Il tutto dopo la riunione dei gestori dei pubblici esercizi. Un limite è stato superato e Varotti punta il dito anche nei confronti della politica. «Gli esercizi non ci stanno più. Il fenomeno dei circoli o delle pseudo associazioni culturali, sta esplodendo oltre ogni limite consentito. Per questo le imprese regolari sono preoccupate e ci hanno chiesto una forte iniziativa come associazione. Sto scrivendo una lettera al comandante della GdF per chiedere un incontro e chiarire alcuni aspetti e per avere controlli mirati su certi locali. Ci sono locali in cui tutto è consentito dal punto di vista fiscale, dell’agibilità, delle tasse, dei controlli sanitari o da parte dei vigili del fuoco. Non siamo quelli che vogliono addormentare la città, la vogliamo vivace, ci piace. Però crediamo che il settore dei pubblici esercizi possa essere un traino dell’economia e possa fermare l’esodo dei giovani in altre città però pretendiamo il rispetto delle regole». Varotti fa nomi e cognomi. «Oggi tutti si trasformano in circoli. Da officina delle erbe a corte dei miracoli che dir si voglia, ci troviamo con un altro circolo che fa ristorazione, street food. Disc jockey. O la Stazione Gauss che vanta 9000 soci. Bene, ci chiediamo se tutti i 9000 vanno a pretendere un servizio o u7na iniziativa, quale agibilità possa avere quel locale. Così è una giungla, non va bene. Noi siamo disponibili ad un confronto però no a subire una concorrenza sleale e il non rispetto delle leggi soprattutto da parte di imprese che hanno pagato ogni centesimo e sono vessate da tasse, controlli sanitari e altro». E poi c’è la commissione pubblico-privato, un nodo in gola che non va giù al direttore Varotti. «Se sono circoli privati non possono pubblicizzare le proprie attività nei social network. Non solo, c’è chi ha sostegni politici perché sembra qualcosa nuovo, ma in realtà è solo un’attività commerciale camuffata da associazione. Bisogna far rispettare le norme, e invece ci sono realtà in cui tutto è consentito, senza controlli. Questo non succede solo a Pesaro, ma riguarda tutta la Provincia. E’ una diffusa situazione di illegalità ormai intollerabile». Di qui l’appello anche alle amministrazioni: «Esiste una legge precisa per i circoli, chiediamo che i comuni la facciano rispettare. La tessera che viene fatta per entrare, no è per entrare a mangiare o bere, ma per attività sociali e culturali. Se si parla di aggregazione bene, però non possiamo tollerare feste di compleanno o disc jockey. Questa è attività commerciale». Le conseguenze sono pesanti tanto che si è parlato anche di prezzi. «Abbiamo accise e tasse che aumentano, così come i costi dei prodotti. E i listini fermi al 2010. Per noi sarà difficile, ma faremo riunioni per capire come e dove saremo costretti a fare dei ritocchi, specie in prodotti come caffè, birra o altri. Daremo consigli alle imprese, ma non potremo ignorare più questo argomento».

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