Nemo profeta in patria. E’ inalberato il presidente della Confcommercio di Pesaro e Urbino, Angelo Serra. «E’ una cosa in accettabile» dice, leggendo di incontri tra sindaci dei Comuni per l’Unione del San Bartolo e del Foglia. «La Confcommercio di Pesaro e Urbino, in tempi non sospetti – ricorda il presidente provinciale - si era dichiarata favorevole, unica associazione ad averlo fatto pubblicamente, a processi di fusione ed aggregazione di Comuni anche in previsione di quella che sarebbe poi divenuta la riforma delle Province.
Questa passione era (ed è) determinata dalla necessità di semplificare la burocrazia, contenere i costi della macchina pubblica e della politica, riorganizzare i servizi municipali su area vasta, ottimizzare l’uso delle risorse e la definizione di politiche sovra comunali».
Per Serra «Certamente la strada della fusione tra Comuni è quella che maggiormente si presta al raggiungimento di tali obiettivi».
I numeri gli danno ragione «è assurdo in Italia avere oltre 8000 Comuni di cui la maggior parte sotto i 3000 abitanti (solo circa 500 superano i 15.000 abitanti) e che ognuno di questi replichi servizi e personale che, molto più correttamente, potrebbero essere gestiti – con maggiori risparmi e più efficienza – a livello sovra comunale».
La Confcommercio in passato «ha sostenuto il processo di costituzione del Comune di Vallefoglia partecipando anche alle discussioni preliminari». Da qui la rabbia.
«Ora, da alcuni mesi si sta discutendo, non della fusione, ma dell’Unione dei Comuni tra Pesaro, Gradara, Gabicce Mare e Mombaroccio che, dopo l’infelice ipotesi “marchignola” dovrebbe chiamarsi del “San Bartolo e del Foglia”- incalza Serra. Leggiamo sulla stampa di incontri tra Sindaci, interventi e dichiarazioni di assessori o dei dipendenti della Polizia Municipale: ma nessuno ha pensato di chiamare e coinvolgere nella discussione, nell’esame degli obiettivi, dei possibili benefici e delle politiche e servizi da gestire unitariamente, i Corpi intermedi della Società e tra questi le Associazioni imprenditoriali che rappresentano migliaia di imprenditori e cittadini in questi quattro comuni.
E la cosa, ovviamente, non è accettabile»
«L’Unione dei Comuni costruita senza i cittadini»
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