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Mi sento un vuoto in centro

Negozi che chiudono nelle vie del centro storico che si va sempre più desertificando. Alcuni commentatori ed esponenti politici locali – prevalentemente di opposizione – hanno denunciato la situazione che Confcommercio Pesaro e Urbino, inascoltata, prospetta da anni. La crisi del commercio di vicinato e la gravità di ciò che succede nei nostri centri storici – a Pesaro, forse più che altrove nella nostra Provincia – ha molte cause e responsabilità. E non sempre i comportamenti di sindaci e amministratori vanno nella direzione di un’auspicata inversione di tendenza. C’è certo la causa dell’elevata tassazione sulle imprese; il preso abnorme di quella locale cresciuta in modo esponenziale negli ultimi 10 anni così come il costo dei servizi, ormai – per alcune categorie – divenuti insostenibili. C’è la crisi economica con il calo dei consumi. C’è il costo spropositato di taluni canoni di locazione nei centri storici. Ma c’è – è inutile girare attorno al pero come fanno certi politici – soprattutto la generosa liberalizzazione della grande distribuzione commerciale. I tanti centri commerciali, ipermercati, supermercati, grandi magazzini e discount cresciuti come funghi nelle periferie di Pesaro e Fano su tutte che hanno ammazzato il commercio e il desertificato i nostri centri. E se i nostri amministratori continuano a favorire l’apertura o gli ampliamenti di questi nuovi mostri come a Pesaro e Fano, non si può però piangere lacrime di coccodrillo sulla morte anche sociale di vie e strade cittadine. I partiti che a Fano e Mondolfo plaudono all’ampliamento dell’Auchan o alla costruzione dell’outlet e i sindaci e altri personaggi che non cito che inaugurano sorridenti supermercati a Pesaro hanno la grave responsabilità di quanto sta accadendo.

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