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«Qui siamo in tempi di carestia»

Il 2021 non inizia sotto i migliori auspici per le attività di ristorazione: si può dire che il bilancio delle prime tre settimane di bilancio rechi ancora in sé la triste eredità dell'anno appena trascorso. Poco hannogiovato leaperturea singhiozzo delle feste e l'unica settimana di giallo concessa alla regione: gli effetti negativi della zona "arancione" sono sempre più drammaticamente visibili.

La carestia «Per le attività del settore continua la carestia" commenta senza mezzi termini Davide Ippaso, segretario della Confcommercio di Pesaro-Urbino.

"La sensazione più diffusa è che si stia "galleggiando" a vista- "Escluso quel po' di sollievo donato dai cinque giorni di zona "giallo ',in cui si è vista la massiccia affluenza di clienti che si recavano nei ristoranti di fiducia anche per dimostrare il loro supporto, questo mese è stato di flessione. Non è con l'asporto e il delivery che si può sostenere un attività: i ricavi derivanti da questi escamotage tamponano solo lievemente la situazione, costituendo al massimo i120% del fatturato originale'. Un 20% destinato a sopperire solo al pagamento delle spese vive, per evitare la chiusura definitiva: spese che in molti casi si rivelano troppo alte per un locale chiuso. " E' una lamentela che riceviamo sovente, pare che continuino ad arrivare bollette non compatibili con i consumi di locali non in attività. I ristoratori sono costretti a far fronte ad una situazione di oggettiva precarietà di cui non si vede la fine: le poche proiezioni che fatte a riguardo sono catastrofiche. Molti titolari, trovandosi con l'acqua alla gola, sono costretti ad appoggiarsi ai genitori per sopravvivere, non solo come attività ma per la vita di tutti i giorni. Uno scenario sconsolante, si sta raschiando il barile, ma andando di questo passo si rischia che non ci sia più neanche il barile da raschiare." Nonostante le evidenti difficoltà, il settore ha risolutamente preso le distanze dalla protesta #ioapro di metà mese:"

La reazione dei ristoratori a questa protesta, che si è a conti fatti rivelata, almeno nella nostra città, autoreferenziale, è stato un no deciso.I ristoratori pesaresi chiedono di poter riaprire nella completa legalità" conclude Davide Ippaso. « Hanno speso forze e denaro per mettere le proprie attività in regola,ead oggi non sono stati forniti dati convincenti che provino con assoluta certezza il rischio di contagio non solo nei ristoranti, ma nei teatri, nei cinema, nelle palestre. Con le dovute misure queste attività devono poter riaprire in sicurezza: a pagare sarà chi non rispetta le regole».


Dal Corriere Adriatico di Elena Rubechi

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