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Riduzione TARI, Varotti: "Ottime iniziative ma insufficienti per ristorazione e turismo"

Diversi Comuni hanno deciso di ridurre la TARI per le attività economiche con percentuali dal 25 al 35% per le imprese che hanno subito il lockdown e diminuito pesantemente i ricavi.

Taluni (come è il caso di Fossombrone) oltre alla riduzione del 35% hanno anche evitato di conteggiare la superficie aggiuntiva accordata ai pubblici esercizi (bar e ristoranti) per la realizzazione di de hors e spazi esterni al ristorante per compensare gli spazi ridottisi a causa del distanziamento sociale (e che già non erano soggetti alla TOSAP).

Ottime iniziative ma insufficienti per il settore della ristorazione ed in generale per tutto il mondo del turismo che è – lo ripetiamo – il più duramente colpito dalla crisi determinata dalla pandemia.

Non basta certo il buon andamento – per molte attività nella nostra Provincia – nei mesi di luglio e agosto e il discreto risultato del mese di settembre, per risollevare le sorti di aziende soffocate dai mesi di chiusura forzata, dalla mancanza di turisti stranieri, dalla diminuzione dei pasti fuori casa per timore del contagio e dalla aumentata difficoltà economica di molte famiglie italiane (a causa dell’aumento della disoccupazione e della cassa integrazione).

Una recente indagine nazionale ci dice che rispetto al periodo pre-COVID il 64% delle persone ha meno voglia o possibilità di uscire nei locali per un pranzo o una cena.

E’ necessaria – per evitare fallimenti e chiusure di nuove attività – una forte iniziativa politica che determini una significativa riduzione del costo della nettezza urbana e del servizio idrico che le imprese del turismo e della ristorazione pagano in modo abnorme (fra l’altro le Aziende multi utility ex municipalizzate fanno utili paurosi che bisognerebbe avere il coraggio e l’intelligenza di ridurre per affrancare ristoranti e alberghi da tariffe vergognose).

Andrebbe poi previsto un “bonus occupazione”: aziende che hanno assunto dipendenti il cui costo era ovviamente parametrato ai tempi di «vacche grasse» ma che oggi è eccessivo per le aziende.

Va bene il modesto contributo a fondo perduto che alcune aziende hanno ricevuto. Ma è assolutamente insufficiente per le imprese e quindi per l’occupazione.

Lo stesso impegno politico andrebbe assunto nei confronti dei tour operator e delle Agenzie di viaggio, piegate dalla diminuzione dei viaggi e che hanno perduto tutti gli investimenti effettuati per l’anno in corso e che – con il perdurare della pandemia e delle conseguenti restrizioni – non saranno in grado di affrontare il 2021 senza un adeguato sostegno.

E lavoreremo affinchè gli interventi di sostegno siano selettivi: vadano cioè alle start up ed alle imprese che hanno diminuito il volume d’affari e non – come è capitato con le recenti misure regionali – indiscriminatamente a tutti i codici ATECO. Perché ci sono pure quelli che con questo metodo ci hanno pure guadagnato.

Ma eravamo in campagna elettorale!!

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