Qualcuno ancora pensa che il turiamo è un ripiego da utilizzare ora che la macchina produttiva (industria e artigianato soprattutto nei settori tradizionali del mobile e della meccanica) è in crisi.
Ed ora che anche l’export ( soprattutto a causa della crisi russo-ucraina e della tormentata vicenda libica) incomincia a traballare, “ob torto collo” si guarda al turismo come “alternativa”.
Non c’è davvero la consapevolezza che il turismo non è un ripiego ma deve essere considerato il secondo motore di sviluppo della nostra economia o la leva fondamentale del nostro Paese per uscire dalla crisi.
Ma il numero delle imprese turistiche, gli occupati, gli investimenti, le prospettive internazionali, l’apporto alla ricchezza nazionale dovrebbero fa capire ai più ottusi “esperti” che sul turismo possiamo veramente costruire il nostro futuro.
Ma perché questo si realizzi sono necessari alcuni passaggi:
• Una credibile politica nazionale per il turismo soprattutto sul versante della promozione internazionale del brand “Italia”: siamo il Paese più ambito ai turisti ma siamo scesi al 5° posto nella classifica degli arrivi internazionali;
• Una drastica riduzione della pressione fiscale che consenta alle imprese turistiche di ritornare ad essere competitive nel mercato globale (l’Italia è al 1° posto nel mondo per pressione fiscale);
• Una efficace valorizzazione del nostro immenso patrimonio artistico e architettonico (perché per quanto il turismo balneare sia il segmento più importante per la nostra Regione, i turisti stranieri vogliono l’Italia per la cultura, l’arte,la gastronomia e il Made in Italy);
• Un sostegno (previsto dal Decreto Franceschini di cui però si attendono i regolamenti) alla riqualificazione della nostra offerta ricettiva che però deve essere realizzata rispettando il territorio e l’ambiente ( e non come fatto lungo le coste spagnole dove la devastazione e la cementificazione ha solo favorito grandi Tour
Operator internazionali). I mega alberghi non fatto parte della nostra “cultura” dell’ospitalità e non sono affatto sostenibili. E il turismo o è sostenibile o non è!!!
Fatte queste premesse di carattere generale, a livello provinciale e regionale, dobbiamo proporci l’obiettivo di un “turismo di qualità, cercando di non scimmiottare i pessimi esempi romagnoli di svendita della nostra offerta, che non può che basarsi sull'eccezionalità della “destinazione Marche”: mare, ambiente, eno-gastronomia, cultura, borghi, castelli, musica … il tutto condito dalla professionalità dei nostri operatori turistici e dalla riqualificazione-ammodernamento delle nostre città. La “cultura della bellezza” per ritornare ad essere protagonisti nel mercato del turismo.
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