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Una grafica, una commerciante, una mamma e una donna.

Daniela un vulcano di idee e creatività, un’imprenditrice senza paura del confronto con la realtà imprenditoriale attorno a sé e ancor più una con una forza e un coraggio che solo le donne hanno. Il suo Punto Doc è una delle sfide...

Buongiorno Daniela. Quando nasce il Punto Doc, nel cuore della città di Pesaro?
Questo negozio nasce 7 anni fa, i primi 5 anni lo hanno gestito mia mamma e mia zia, poi mentre loro volevano cederlo per un meritato riposo, io stavo lasciando il mio lavoro precedente di grafica, e così da due anni ho rilevato io l’attività. Sicuramente è nato tutto da una necessità ma è stata un’opportunità che mi ha permesso di realizzare uno spazio di “creatività” nel centro storico. Mi sono buttata e per ora la cosa sta funzionando.

L’attività di cartoleria come si è trasformata nel tempo? Quanto incide il cambiamento per un negozio come questo in pieno centro storico?

Da quando questo negozio era di mia mamma e di mia zia le cose sono cambiate davvero tanto. Io ho pensato di dare una nuova veste all’attività, cioè di incentrare i prodotti sull’oggettistica più ricercata e particolare. Il solo modo per dare nuova linfa era il differenziarsi dai negozi della grande distribuzione, certamente mantengo sempre forniture per cartoleria ma sempre con grande attenzione a prodotti ricercati, nuovi, e allo stesso tempo con linee di qualità a buon prezzo. Non bisogna mai dimenticarsi di andare incontro alla clientela. Pensate alla spesa della cartoleria quanto possa pesare sulle famiglie! Cerco ad esempio di rifornirmi di zaini tedeschi che hanno una qualità nettamente superiore alla media con prezzi accessibili, ma non essendo sponsorizzati, non riescono a raggiungere una fetta di mercato ampia. E poi vorrei ricordare il plus di noi commercianti: il rapporto umano. Una nota davvero importante perché ci permette di distinguerci dalla grande distribuzione.

Sappiamo che questo locale è molto attento alla didattica per ragazzi. Raccontaci come è nato l’incontro con i laboratori di Ittico Lab.
Il tutto parte proprio dall’idea che noi abbiamo da sempre per la ricerca del prodotto particolare e ricercato, e ancor più la voglia di far capire anche ai bambini quanto la creatività e il materiale per professionisti possa far realizzare opere d’arte. Così come potevo non fare sistema con ragazze educano che all’arte e al bello?! Le operatrici di Ittico Lab hanno una capacità unica di far avvicinare all’arte i bambini, riescono a trasmettere questa nobile passione ai più piccoli attraverso la manualità. Poter permettere loro di realizzare e trasformare ciò che la fantasia e la creatività suggerisce, con colori, carte, pennelli. Devo dire che gli esperimenti fatti in negozio hanno sempre funzionato tanto sebbene sia un locale piccolo, e ha permesso di promuovere non solo materiali e prodotti ma un arte.

Secondo te cosa si potrebbe fare per ravvivare un centro storico come il nostro?
Per il centro storico di Pesaro io già faccio qualcosa, in realtà sono io la grafica della guida Pesaro Live, che reputo uno strumento su ciò che anima la nostra città. Nel frattempo si è mosso il movimento del “Sotto le stelle”, che vede i commercianti quale parte attiva nei giovedì sera d’estate, tenendo i nostri negozi aperti unendo eventi. Ma si può fare molto di più; basterebbe essere “meno isole” e più squadra. Per esempio qui in via Tebaldi siamo un vero gruppo, noi abbiamo la fortuna di essere anche amici e questo è un valore aggiunto, molto importante perché si lavora in un ambiente famigliare con un obiettivo comune: il far transitare gente; perché via Tebaldi, nonostante sia a ridosso di via Branca, non è una via molto transitata, ma se ci si mette insieme le cose funzionano e siamo l’esempio che dove c’è un dialogo ci sono buoni risultati ed è un primo passo per sensibilizzare le gente verso il centro storico, che è davvero un grande contenitore di commercio, eventi e cultura. Dobbiamo esser noi i primi ad investire: dalla filodiffusione, alle aperture serali, fino a non farci la guerra tra noi, ma anzi collaborando con i colleghi (addirittura dirottando clienti dai nostri “vicini” per un acquisto, quando c’è la necessità), affinchè la mia gentilezza e disponibilità sia d’aiuto ai colleghi e viceversa.

Infine parliamo della tua passione, la grafica, quanta forza e coraggio servono per proseguire anche in questo tipo di attività e pensi sia ormai un mercato saturo?
Devo dire che nell’evoluzione di questo settore c’è stata una grande snaturalizzazione della grafica, arrivando ad una vera e propria improvvisazione. Per fare questo mestiere, come tutti gli altri del resto, conta solo essere se stessi, perché il lavoro lo fanno le persone, con una fitta rete di rapporti interpersonali. A tutt’oggi continuo a lavorare come grafica perché i vecchi clienti mi chiamano e mi cercano, e tutto ciò perché si instaurano rapporti umani che fanno emergere la passione che ho nel fare il mio lavoro. Ora il mercato è pieno di grafici e quindi la sola possibilità che resta è fare il proprio mestiere al meglio e con passione. Io dall’altro canto sono molto fortunata perché una famiglia che mi permette di poterlo fare, tra negozio, casa e figlia, senza un grande appoggio come i nonni non potrebbe essere possibile, perché a dirla tutta in una attività propria ci sono enormi soddisfazioni e onori, ma che proporzionalmente si bilanciano anche con altrettanti oneri.

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